Oggi giornata davvero splendida. Cielo sereno, clima mite, sole e guerra relativamente lontana. Qui in riserva l’atmosfera è certamente più rilassata, le consegne sono meno stringenti, ci si può alzare in tutta la statura senza il timore di essere preda dell’attenzione di qualche fucilata. Ma tutto questo rilassamento ha una grossa controindicazione, ovvero ti lascia il tempo per pensare. Pensare ai tuoi commilitoni che non ci sono più, pensare che forse domani tu non ci sarai più e questo ti porta di conseguenza a pensare ai cari che hai lasciato a casa! Era qualche giorno che tra un’azione e l’altra non mi era venuto in testa qualche pensiero di casa, ma oggi, con prepotenza mi è tornata l’immagine della mia Maria. Non ne avevo mai scritto in questa sorta di diario perché, all’inizio, ero convinto che saremmo stati qui per poco tempo, che la guerra sarebbe stata veloce e che in poco tempo saremmo tornati alle nostre case, agli affetti ed alle attività quotidiane. Ma così non è stato, e non sarà, visto che pare che tutto il fronte si sia cristallizzato. E così anche la nostalgia di casa aumenta, e con essa la voglia ed il desiderio di tenerezza e di affetto; i miei genitori non sono mai stati prodighi di affetto verso di me, vuoi per gli impegni di lavoro, vuoi per il carattere chiuso e relativamente freddo di entrambi. Ma quando due anni fa conobbi questa ragazza, Maria, durante la festa patronale, fu subito amore!
Adesso però devo lasciare i ricordi, è il mio turno di pattuglia …
Mercoledì 16 giugno 1915, ore 18:30
Oggi poca attività … Il solito ordine del Comando di Divisione ha imposto di rafforzare le nostre posizioni allo sbocco della Val Grande, in modo da mantenere dominata la strada di Alemagna ed il Ponte dell’Ancona. In aggiunta, un battaglione deve essere inviato di riserva presso l’Albergo Padeon (quello che abbiamo depredato qualche giorno fa!) e dobbiamo pure occupare il Col Forca ed il Col Tre Croci, usando anche la batteria di Artiglieria. Nel frattempo dobbiamo anche mantenere il collegamento con il 54° e sorvegliare le alture di Fiames; manca solo che ci chiedano di pulire le strade, tagliar alberi e mungere le vacche! Per fortuna, il battaglione destinato alla riserva è il mio …
Martedì 15 giugno 1915, ore 23:00
Oggi alle 5 con tutto il battaglione ci siamo mossi in seguito ad un ordine del Comando di Divisione, secondo il quale avremmo dovuto appoggiare l’attacco della Como contro Son Pauses. Il nostro obiettivo era la colletta della Croda dell’Ancona. Il primo ostacolo era rappresentato dal Rio Felizon, che abbiamo attraversato passando sopra una passerella costruita e piazzata per questo scopo. Devo dire che è stata un’esperienza nuova per me, in quanto i fossi di solito ero abituato ad attraversarli mettendo i piedi a mollo. Qualche problema di equilibrio l’abbiamo avuto un po’ tutti, a parte i più sportivi, ma nel complesso non ci sono state difficoltà importanti. A dir il vero tutta l’avanzata è risultata abbastanza semplice e poco disturbata dai nemici; la fitta boscaglia è stata un’egregia copertura, e solo le pattuglie più avanzate sono state oggetto di qualche colpo di fucile nemico. Ma alle 12 l’attacco è stato interrotto; non sappiamo perché la Como non sia riuscita a sfondare, ma se è nella nostra stessa situazione, se non peggiore, i motivi sono palesemente chiari. Fatto sta che pure noi abbiamo ripiegato, tanto il nostro supporto non serviva più a nessuno. Durante il ripiegamento, abbiamo registrato solo un ferito, colpito da una maledetta palla di shrapnell … Alle 15 siamo rientrati in linea e le tre compagnie del battaglione si sono allineate in una piega del terreno, poco a nord del Rio Bosco.
Lunedì 14 giugno 1915, ore 19:00
Facce nuove, ragazzi nuovi, occhi smarriti in trincea. Dopo alcuni giorni è finalmente rientrato il II battaglione. Partito il giorno 11 da Pallanza, è arrivato in linea oggi. Curioso come noi, che ormai già ci sentiamo veterani dopo solo una ventina di giorni di guerra, guardiamo ai nuovi arrivati con simpatia e protezione, spiegando loro tutti quei pochi trucchi che abbiamo sinora imparato dai veterani di Libia per tenere la testa attaccata al collo. Pare impossibile, ma a pensarci bene, i loro visi impauriti e timorosi, devono essere esattamente uguali ai nostri qualche giorno fa. Ma ormai noi siamo già entrati nel vizioso circolo dell’abbrutimento da trincea, e dopo solo alcuni giorni sembriamo già più vecchi di dieci anni … Non oso pensare cosa potremo sembrare se questa guerra dovesse durare mesi o addirittura anni.
Anche oggi poca attività bellica, ma la solita artiglieria nemica ci ha regalato i suoi quotidiani proiettili, tanto per accogliere degnamente i nuovi arrivati. Ormai noi “vecchi” riusciamo quasi a capire dove scoppierà il proiettile solo in base al sibilo, ma per i nuovi, ogni rombo del cannone sembra foriero di morte certa. In realtà è per noi ormai ovvio che i colpi sono abbastanza a casaccio e solo con un colpo davvero fortunato sarebbero in grado di centrare qualcuno. Certo che lo shrapnell è infido e bastardo, in quanto qualche pallino può arrivarti addosso comunque, anche di striscio o di rimbalzo, provocando ferite lievi, gravi e talvolta anche la morte. Tradotto, siamo relativamente tranquilli, ma contro la sfortuna non c’è alcun rimedio!
Domenica 13 giugno 1915, ore 21:30
Anche oggi siamo stati tormentati dai tiri delle artiglierie nemiche. Dopo aver parlato col mio compaesano, giusto mentre tornavo alle posizioni occupate dai miei commilitoni, gli austriaci hanno iniziato il tiro che, per quanto poco frequente, è durato per tutto il giorno. Dal punto di vista degli eventi bellici, oggi avevamo il compito di difendere il fianco destro della Divisione, che attaccava con forza e grande impegno verso sinistra contro lo sbocco di Val Travenanzes ed al centro contro Son Pauses. Il nostro compito si limitava a controllare eventuali provenienze austriache da Schluderbach, cioè da est … ma tutti abbiamo il forte sospetto che questa non sia l’unica direttrice per far arrivare i rinforzi agli austriaci. Infatti potrebbe essere possibile che arrivino anche da nord: ecco perché in serata sono state inviate alcune pattuglie nuovamente lungo la Val de Gottres, per verificare lo stato delle postazioni austriache che abbiamo inutilmente attaccato pochi giorni fa. Sembra sia ancora tutto come prima …
Domenica 13 giugno 1915, ore 10:00
Stamattina ho preso il coraggio a due mani (cosa che per un timidone come me rasenta quasi la grande impresa) e sono andato a cercare una faccia che da qualche giorno intravedevo durante i vari movimenti della truppa lungo la prima linea. Quel viso mi diceva qualcosa, ma non riuscivo a ricordare esattamente le circostanze o i luoghi che la mia mente legava a quel volto arcigno e cupo. Ma poi, ieri sera, finalmente l’illuminazione! Come quando, durante un temporale notturno, un lampo all’improvviso squarcia l’oscurità e per un secondo tutto si vede chiaramente, così mentre me ne stavo sotto la mia tenda ho rivisto l’emporio del mio paese ed il figlio dei proprietari. Aveva qualche anno più di me e non frequentava la scuola, dato che i suoi lo tenevano sempre al lavoro o a casa a studiare un famiglia. Raramente usciva a giocare con noi ragazzini in piazza o nei campi attorno al paese, per cui aveva guadagnato la fama di un “tipo strano”. Poi nel corso degli anni le strade si sono ulteriormente divise, fino a qualche giorno fa, quando quegli occhi vecchi in un corpo giovane, mi hanno fatto scattare qualche contatto nel cervello. Così, vincendo il timore di aver sbagliato persona e la giovanile diffidenza nei confronti del mio compaesano, mi sono avvicinato durante un momento di riposo. Ed è stato un momento veramente piacevole, perché poi alla fine ci siamo lasciati andare ai ricordi, parlando di tutti i nostri compagni di giochi (tra l’altro abbiamo tristemente scoperto che uno è caduto qualche giorno fa), dei nostri genitori e dei nostri parenti. Ci siamo lasciati, visto che comunque siamo di compagnie diverse, con la parola però di vederci quando ci sarà possibile. Parlare del paese mette sì una gran nostalgia, però aiuta anche a non far sbiadire i ricordi di una terra che sembra lontanissima da queste montagne così fredde e cupe.
Sabato 12 giugno 1915, ore 20:40
Oggi per la prima volta abbiamo provato da vicino cosa significa stare sotto i colpi dell’artiglieria. Probabilmente a cause del cielo finalmente limpido e terso, per tutta la mattina gli austriaci ci hanno regalato proiettili (che non ho capito da quale forte o postazione arrivassero, ma arrivavano eccome!) che ci hanno impedito qualsiasi attività bellica e non. Non c’era nulla da fare se non trovarsi qualche riparo, naturale o artificiale e sperare che schegge e pallini non colpissero lo stesso. La giornata è passata lenta e angosciante, sempre con l’assillo di questi colpi che, pur non troppo frequenti, erano bene aggiustati e sapevano, pur nella casualità, dove arrecare il maggior disturbo possibile. Tant’è che perfino caffè e rancio non sono arrivati a destinazione, lasciandoci per tutto il tempo a consumare i pochi viveri della dotazione personale che erano rimasti. Speriamo che nella notte non ci siano problemi, almeno non più del solito, altrimenti la fame sarà davvero tanta e si sa che quando lo stomaco brontola, la truppa brontola con esso …
Venerdì 11 giugno 1915, ore 19
La pioggia ha davvero rotto! Più che l’estate italiana questa sembra una sorta di primavera monsonica: piove tutti i giorni, a volte di più a volte di meno, ma alla fine quel che resta è sempre la stessa cosa: divise zuppe, cibo zuppo, animali zuppi (e puzzolenti più del solito!), armi zuppe … e morale sotto terra.
Almeno per oggi non ci sono state azioni di guerra, anche se i Comandi stanno spostando le truppe. Si vede che le azioni contro Son Pauses non sono ancora finite, o almeno così pare. Gran movimenti di truppa e bestie per tutto il giorno, specie nelle zone più avanzate del nostro fronte; alla fine abbiamo abbandonato le pendici della Croda dell’Ancona e stiamo cercando di pararci meglio il fianco destro, verso il Lago Nero. A tal fine anche la nostra compagnia è stata spostata qualche metro più indietro, ma nulla di ché. C’è una gran paura che gli austriaci possano tentare una manovra come quella che che abbiam provato noi, prendendoci alle spalle, passando per una valletta laterale. Per questo ci hanno fatto arretrare sulle pendici dello Zurlon, in modo da controllare meglio lo sbocco di tale valletta. Alla fine di tutto siamo ancora in prima linea, con i nervi tesi e l’occhio vigile perché si sa … in guerra, chi di sorpresa ferisce, di sorpresa perisce!
Giovedì 10 giugno 1915, ore 22:30
Nel nostro accampamento han continuato ad arrivare per tutto il giorno di dispersi delle compagnie che hanno preso parte all’azione della notte scorsa. Sono tutti stravolti dalla fatica, hanno il morale sotto terra e pensavano di aver perso la maggior parte dei compagni (così come pensava anche il mio concittadino!). Abbiamo provveduto ad asciugarli, confortarli e rispedirli poi ai relativi reparti di appartenenza. Quella che agli occhi di molti era sembrata al momento una disfatta clamorosa, si è rivelata per quello che in fondo è stata: un’azione avventata, mal condotta e finita male, ma per fortuna non così male come avevamo un po’ tutti pensato all’inizio.
Ora la situazione è tranquilla. Ci siamo accampati sulle pendici dello Zurlon, verso il Rio Bosco, e tutto il Reggimento gravita ancora nella stessa zona di operazioni. Rimaniamo in attesa di capire cosa ci porterà il domani, ma Giove Pluvio non sembra dalla nostra parte, tanto per cambiare!
Giovedì 10 giugno 1915, ore 18
Misteri della Posta Militare. Per giorni non ricevi nulla, poi, nello stesso giorno due cartoline di date diverse! Vabbè, cominciamo a leggere, almeno ci si distrae un po’ …
28 maggio 1915 – Caro amico, per la prima volta abbiamo sentito il rombo dei cannoni. Si odono bombardamenti sia a destra che a sinistra delle nostre posizioni ma non sappiamo se sono gli italiani o gli austriaci, tutti ci auguriamo che siano i nostri cannoni a farsi sentire. Cari saluti a te.
Qui i bombardamenti abbiamo iniziato a sentirli ben dopo, forse perché ci abbiamo messo davvero tanto ad arrivare in una zona dove si combatteva per davvero. Ieri la prima vera azione di guerra, i primi veri morti e feriti … mi vien quasi da dire la prima “sconfitta”, ma meglio stare attenti ad usare questi termini. Se ti sente un superiore, si rischia di grosso …
1 giugno – Caro amico, come stai? Qui si continua a sentire il rombo del cannone specialmente durante la notte che sempre porta un poco di angoscia e nostalgia di casa, della famiglia e degli amici. Purtroppo scarseggia il cibo e il promesso vino rosso. Fortunatamente riusciamo a procurarci del latte dai proprietari delle cascine che in buon numero sono presenti su questi monti. Spero tutto bene per te e i tuoi compagni. Ti saluto caramente.
Qui più che i cannoni è il tempo a portare angoscia e nostalgia di casa. Di solito in estate il clima da noi è caldo e abbastanza umido, mentre a queste altezze il caldo si sente solo nelle belle giornate di sole. Di notte fa spesso freddo e la pioggia ci è spesso di sgradita compagnia. Spero di aver presto un po’ di tempo per risponderti, perché qui non sai mai se domani sei ancora su questa terra … Intanto per oggi siamo passati in retrovia, per cui grossi rischi non ne dovremmo correre.